Mondo del lavoro

Contratto a Tempo Determinato. Come funziona?

È un contratto di lavoro subordinato che prevede un termine finale e una durata prestabilita.

Dal 14 luglio 2018, con l’entrata in vigore del decreto Dignità, può essere stipulato senza alcuna causale giustificativa soltanto se prevede un termine di durata non superiore a 12 mesi.

In caso di durata superiore, o a partire dal primo rinnovo, il datore di lavoro deve essere in grado di dimostrare la sussistenza di una delle seguenti condizioni:

– esigenze temporanee e oggettive, estranee all’ordinaria attività, ovvero esigenze sostitutive di altri lavoratori;

– esigenze connesse a incrementi temporanei, significativi e non programmabili, dell’attività ordinaria.

La durata dei rapporti di lavoro a tempo determinato intercorsi tra lo stesso datore di lavoro e lo stesso lavoratore, per effetto di una successione di contratti, conclusi per lo svolgimento di mansioni di pari livello e categoria, non può superare i 24 mesi, salve le seguenti eccezioni:

  •  diverse disposizioni dei contratti collettivi nazionali
  • attività stagionali
  • contratti stipulati dalle pubbliche amministrazioni, per i quali continuano a valere le disposizioni previgenti.

Ai fini del conteggio del periodo dei ventiquattro mesi si tiene conto dei periodi di contratto aventi ad oggetto mansioni di pari livello e categoria legale.

Qualora il limite dei 24 mesi sia superato, per effetto di un unico contratto o di una successione di contratti, il contratto si trasforma a tempo indeterminato dalla data di tale superamento.

Il termine finale del contratto a tempo determinato può essere prorogato, solo quando il contratto iniziale ha una durata inferiore a 24 mesi e con il consenso del lavoratore, per un massimo di quattro volte nell’arco di 24 mesi.